Anno
2005
Località
Palaia
Progetto per una cappella gentilizia
La cappella nel significato letterale del suo termine non è altro che una piccola chiesa di campagna, e le immagini che mi sono corse alla mente sono quelle delle cappelle che molto spesso in Toscana si trovano sulla sommità delle colline, o lungo le strade di campagna, accompagnate da qualche cipresso nelle vicinanze.
Questi edifici sono comunicativi, trasmettono una forte sensazione di sacralità e non solo per i contenuti sacri, ma anche perché rispecchiano la sacralità del luogo dove sono stati costruiti, stanno a dimostrare quanto l’uomo che le ha costruite volesse in quel determinato momento e contesto, celebrare Dio, forse perché ispirato, oltre che dalla fede dalla bellezza o sacralità del paesaggio.
Il progetto parte da questa forma che nelle tre soluzioni viene interpretata con diversi materiali e aperture.
La pianta è identica in tutte e tre le soluzioni, si accede da un lato si passa attraverso una parta angolare in un passaggio stretto, vi si accede o si esce uno alla volta come quando si muore. Il collegamento tra interno ed esterno rimane ed è il filo che lega l’interno del luogo sacro con l’esterno della vita.
Dal passaggio si accede ad uno spazio centrale che ospita un cristo ed una seduta. Questa è la cella, il luogo di riflessione e preghiera, uno spazio a pianta centrale con il cristo rivolto ad ovest come nelle chiese cristiane, dove soffermarsi a pregare ed a ricordare i proprie cari.
L’esterno è stato trattato in vari modi e materiali, con il cotto come nelle chiese di campagna, con la pietra o con una leggera lastra di acciaio.
Questa ultima soluzione è quella che m’interessa maggiormente, perché l’acciaio è freddo come è fredda la morte, riflette la luce come la luce della vita, conferisce al progetto l’importanza la sobrietà e l’intensità di comunicazione di cui ha bisogno.
Le luci a fibre ottiche poste nelle intersezioni, durante la notte conferiscono al progetto l’immagine di una grande lanterna di luce perpetua, omaggio a tutti i morti del cimitero.